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Piz Julier (m.3380); Alpi Retiche occidentali/Engadina

Avevo fotografato tante volte questa montagna ma prima di leggere alcuni resoconti mi sembrava impossibile che potessi salirla. Non sapevo che nella parte alta ci fosse un sentierino tracciato tra le rocce e facilitato da catene metalliche. Non è la prima volta che affronto un percorso roccioso attrezzato ma ogni volta ho sempre un pò di diffidenza.
La partenza avviene dalla stazione bassa di una seggiovia, la talstation Suvretta, a 1930 metri. Arrivando dal Maloja, alle porte di S.Moritz si incontrano la località Champfer e le frecce per "Suvretta" che seguiamo ad ogni bivio fino a posteggiare nell'ultimo parcheggio utile, nei pressi della seggiovia.
Da qui il dislivello è 1470 metri. Siamo saliti in 4 ore e mezzo e scesi quasi in altrettante per via di una certa stanchezza e perchè nel tratto roccioso abbiamo guadagnato poco tempo rispetto alla salita.

Io e un'amica iniziamo l'escursione entrando nella val Suvretta e seguendo la stradina, che poi diventa poi sentiero, per prati lungo il torrente. Alla nostra sinistra distinguiamo il Piz Julier. Alla deviazione a sinistra per la Fuorcla Albana cominciamo a salire per sentiero fino al colle/forcella Fuorcla Albana (2870 m.). L'ultimo tratto è in un ampio canale pietroso e un pò ripido. Fino a qui abbiamo impiegato 2 ore e mezza.
Incontriamo persone che sono sono salite dall’altro versante, con partenza dalla strada dello Julier Pass, e confermano ciò che avevamo letto: il dislivello è minore ma la pietraia è infame.
Dalla Fuorcla Albana si vede gran parte della montagna da salire ma non la cima, nascosta da un'anticima che sembra l'elevazione principale. Partiamo per la cresta e all'inizio il percorso è un normale sentierino dapprima brevemente pianeggiante poi a stretti tornanti per superare un ripido pendio. Dopo questo tratto ecco puntuale il mio nemico più temuto: i crampi, sintomo che non sono abbastanza allenato. Tuttavia dopo pochi minuti invece di acuirsi scompaiono segno che la mia forma non è proprio da buttare.
Da qui in avanti non ho più avuto alcun problema, le catene mi hanno indubbiamente agevolato nei punti più esposti e in quelli dove serviva arrampicare. Ogni tanto c'era qualche metro orizzontale, esposto e non attrezzato ma è bastato concentrarsi un attimo e fare due passi per passare. La cresta è lunga circa 2 km per 500 m di dislivello. Attenzione ad un punto in cui si passa sul lato nord dove avevamo letto che si poteva trovare ghiaccio: in effetti un pochino ce n'era ma grazie alle catene siamo passati con sicurezza.
Quando si aggira l'anticima finalmente compare la vera cima. Ci vorranno ancora 15 minuti del mio passo e l'ultimo tratto è più su detrito che su roccia. Il panorama spazia su tutte le Alpi dell'Engadina con in primo piano a sud il gruppo del Bernina.
In discesa mi sono state ancora utili le attrezzature metalliche.


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