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Miniere di Prali in Val Germanasca (TO)

La visita alle miniere di talco a Prali in Val Germanasca comprende la miniera “Gianna” e/o la miniera “Paola”. Qui descriviamo la visita alla "Gianna" perché è più escursionistica. La visita deve essere prenotata essendo programmata con un numero minimo di 8 persone. Trovate informazioni sul sito http://www.scopriminiera.it/
Consigliamo scarponcini, o comunque scarpe chiuse perché ci sono acqua e un po’ di fango dappertutto. La visita dura 3 ore, è obbligatoriamente guidata e percorre circa 3 km nelle gallerie. Noi visitiamo una miniera attiva fino al 1995, messa in sicurezza e soggetta a continua revisione.

Prima di entrare in galleria l’organizzazione fa indossare a tutti il casco con la lampada frontale e il cinturone con la batteria.
Entrati in miniera dal versante di Prali, ad una quota di 1212 metri, la guida avvisa subito che “Non siamo a Gardaland ma in una miniera vera” quindi ci sono rugosità della roccia dappertutto e il casco non deve mai essere tolto.

All'inizio la galleria è scavata nei micascisti, poi nel marmo, successivamente nei calcescisti. Questo però non è un semplice passaggio da una roccia ad un'altra differente perchè qui si trova il contatto tra due enormi masse rocciose che i geologi definiscono "Massiccio Cristallino Dora-Maira" e "Falda Piemontese". Il primo comprende rocce diverse tra loro ma accumunate dalla origine continentale europea, la seconda di origine marina oceanica. Le due grandi strutture si sono accavallate durante la formazione delle Alpi.

Dove c’è un contatto di questo tipo è facile che una struttura inglobi elementi dell’altra e che si formino delle spaccature o filoni dove pressione, temperatura e composizione chimica delle rocce favoriscono la genesi di altre rocce e di minerali. Qui a Prali talco e marmo.
Il talco trova ancora diversi impieghi industriali, soprattutto nella cosmetica e nella farmaceutica. Ma anche materiali che devono stare esposti al sole senza liquefarsi, come le carrozzerie delle automobili, hanno una componente di talco. Pur essendo facilmente scalfito, tra le sue proprietà c’è l’ottima resistenza alle alte temperature.

Durante la visita ci muoviamo nelle gallerie di servizio, da cui si diramano altre gallerie chiamate "rimonte" che vanno a intercettare i filoni di talco. Nel complesso minerario ci sono più gallerie di servizio a diversi livelli.
Entrati dal versante di Prali, dopo una passeggiata di poco più di 2 km sbuchiamo su un altro versante della montagna, quello di Salza. Nel frattempo abbiamo visto diverse "rimonte", il serbatoio dell'aria compressa, il pozzo di collegamento con la "Paola" per far salire/scendere il minerale, le draghe scavatrici e i vagoncini di trasporto, un laghetto artificiale riserva d'acqua e naturalmente blocchi di talco (che non si può asportare perchè questo è un museo).
Nella zona c’è una miniera attiva, dalla quale esce il talco più puro del mondo. Questa miniera è più recente della “Gianna” ed è stata scavata con criteri moderni. In essa 30-35 minatori fanno il lavoro che prima facevano 300-350 uomini e vi entrano i camion (addio quindi ai caratteristici trenini). Nella storia delle miniere del luogo si è verificato qualche incidente ma mai una morte per crollo. Gli scricchiolii delle strutture in legno, chiamate “quadri”, che reggono pareti e soffitto sono degli ottimi indicatori che sta per verificarsi un crollo e hanno sempre suggerito ai minatori di abbandonare le gallerie.
Rientrati in galleria dal versante di Salza si percorre a ritroso parte del percorso fino a raggiungere la scala di raccordo con la galleria “Paola” ottanta metri più sopra. Salendo la scala si raggiunge la “Paola” dove un trenino porta i visitatori all’uscita. All’inizio della scala la guida chiede “L’ultimo mi dia una mano e chiuda i cancelletti” indispensabili perché se qualcuno cade si fermi prima della base. I cancelletti saranno almeno 10, i gradini 260, l’ultimo se non vuole restare indietro deve fare i gradini a due a due e dopo un po’ ha il fiatone. Poiché gli altri non erano tanto responsabili gli ultimi li abbiamo fatti noi.


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