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Pizzo Tresero (m.3594) - Alta Valtellina, gruppo Ortles-Cevedale (agosto 2013)

Il Pizzo Tresero domina la Valfurva con la sua caratteristica forma piramidale. Partendo da sud-ovest è la prima delle "13 cime" che fanno corona al ghiacciaio dei Forni e culminano con il Monte Cevedale. Salendo il Tresero lungo la via seguita da noi, che parte dal rifugio Berni, la sua piramide appare evidente ma meno slanciata.
L'itinerario segue prima un sentiero, poi il ghiacciaio del Tresero, infine superando una paretina rocciosa si porta sulla parte alta della cresta sud-ovest dove, se non c'è neve, un un sentierino porta in vetta. La salita ci ha richiesto circa 3.45 ore.

Partiamo dal rifugio Berni (m.2541), raggiungibile in auto e situato circa 3 km prima del Passo Gavia salendo Santa Caterina Valfurva. Siamo io, l'amico Giuliano R. e Cain guida alpina.
Attraversato il torrente prendiamo il sentiero numero 25 che conduce al Ponte dell'Amicizia, pochi metri più basso del rifugio. Qui proseguiamo sul sentiero numero 44 che sale con numerose svolte e qualche tratto più riposante prima su terreno misto di erba e sassi e poi su pietraia. Sbucati in una conca a più di 3000 metri entriamo nella valle occupata dal ghiacciaio del Tresero e delimitata dalla cresta sud-ovest del Tresero e dalla Punta Pedranzini, cime che ci appaiono davanti.
Qui ci leghiamo in cordata e salendo sul ghiacciaio del Tresero, oggi privo di crepacci almeno lungo la nostra via, costeggiamo la rocciosa cresta sud-ovest del Tresero, su cui sorge il visibile Bivacco Seveso (m.3420). Con una rampa nevosa ci portiamo poi a ridosso della cresta, ben oltre il bivacco e sotto una paretina rocciosa appoggiata (II grado). Qui la guida con perizia ci aiuta a superare questa difficoltà, prima salendo e poi facendo salire noi in sicurezza. Su questa paretina fino al 2012 doveva trovarsi una catena, ora scomparsa, che ne facilitava il superamento. Giuliano ha visto nelle vicinanze una corda lasca che veniva utilizzata da un altro alpinista. Il pendio in questo settore è comunque molto sfasciumoso e con salti di roccia.
Superata la paretina sbuchiamo sulla cresta, a circa 3500 metri e dopo il settore roccioso con difficoltà alpinistiche. Rispetto a delle foto di otto giorni prima la neve è scomparsa e appare quindi il sentierino che tra rocce rotte porta in cima.
Sulla vetta si apre il panorama delle 13 cime mentre le montagne più alte del gruppo, Ortles e Gran Zebrù, sono coperte dalle nuvole. Santa Caterina si vede quasi 1900 metri sotto di noi.
La discesa si svolge per la stessa via, con Cain che ci fa sicurezza nello scendere la paretina rocciosa.


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