AUSTRALIA

Uluru / Ayers Rock e Kata Tjuta / Monti Olgas (Northern Territory)


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Uluru è il monolito più famoso del mondo, e in precedenza veniva chiamato Ayers Rock. Il centro turistico da cui si parte per visitare la regione è Yulara, che abbiamo raggiunto in aereo da Melbourne e dove abbiamo noleggiato un'auto. A Yulara si trovano alcuni albergi, un campeggio, alcuni bar e negozi, un supermercato, l'ufficio postale e un distributore di benzina.
In questa zona abbiamo fatto due escursioni a piedi, ognuna della durata di mezza giornata, una attorno a Uluru e l'altra nei monti Kata Tjuta. Entrambe le escursioni sono comprese nell'Uluru - Kata Tjuta National Park.

Primo itinerario: Uluru Base Walk (8 ottobre 2016)

Questo è il nostro primo sentiero australiano. Si tratta dell'Uluru Base Walk, il percorso che gira attorno al grande monolito che i locali chiamano Uluru e che i bianchi avevano chiamato Ayers Rock in onore di un uomo politico.

Uluru è un affioramento di arenarie del tipo chiamato “arcose”, che si sono deposte circa 600 milioni di anni fa sul fondo di un mare interno per erosione di una catena montuosa e che sono state sollevate circa 200 milioni di anni dopo da un’altra orogenesi. Cio che si vede era inglobato in una massa rocciosa più tenera e quindi smantellata più facilmente dall'erosione. Nel sottosuolo c’è la porzione di gran lunga più grande della massa di Uluru, che emerge dal suolo per circa 350 metri ma vi sprofonda per circa 7 km. Uluru e' profondamente inciso dall’erosione dell’acqua e del vento e pertanto presenta un gran numero di canali, canaloni e grotte. Il suo tipico colore rosso è dovuto alla ricchezza di minerali ferrosi, alterati dall'acqua come avviene per la ruggine.
Gli aborigeni hanno un’altra spiegazione sulla sua genesi: dei ragazzi l’avrebbero modellato impastando l’argilla con l’acqua, in seguito scivolando lungo le sue pareti l’avrebbero inciso frenando con le unghie.

Uluru Base Walk si descrive con poche parole: sentiero lungo circa 10,4 km ottimamente tracciato su fondo argilloso e completamente pianeggiante, dovete difendervi dal Sole e dalle mosche. Tuttavia almeno tre dei quattro settori in cui è diviso raccontano storie del "Tempo del Sogno".
Leggendo un paio di libri di Bruce Chatwin e di Bill Bryson penso di aver imparato che, secondo gli aborigeni australiani, gli antenati detti anche sogni si crearono da soli con l’argilla, percorsero il paese e con i loro canti crearono il mondo. Quindi ogni paesaggio naturale visibile in Australia esisterebbe perché da quelle parti è passato qualche antenato. In quella genesi, che noi chiamiamo “Tempo del Sogno”, l’antenato-canguro, l’antenato-serpente e tutti gli altri dettarono anche le regole di comportamento. Terminato il loro compito, gli antenati tornarono nel sottosuolo, dove tuttora riposano. E mentre Europei, Arabi, Cinesi cercano di modellare il mondo in funzione delle loro esigenze, gli aborigeni cercano di conservarlo il più possibile uguale a come lo crearono gli antenati, e lo stesso vale per le leggi. Queste ultime, in questa zona, vengono chiamate complessivamente Tjukurpa, da pronunciarsi "ciook-orr-pa".

Abbiamo cominciato alle 8 del mattino con 27 gradi, alle 10 erano 31 e abbiamo terminato alle 12.30 con 33-34. Il percorso richiede un pò meno di quanto impiegato da noi, però ci siamo fermati a fare tutte le foto che volevamo e sostato davanti a molti cartelli esplicativi.
Al parcheggio del “Mala Walk”, dove inizia l'itinerario, comincia anche la via attrezzata per scalare Uluru e alcune persone si stanno cimentando. Gli aborigeni Anangu nel 1985 sono stati dichiarati dal governo i proprietari dell’area, per 99 anni l'hanno affittata al governo e per vari motivi invitano educatamente ma con fermezza a non scalare la montagna. Avevo letto da più parti che l’ascensione era stata vietata ma adesso vedo che si può fare ed è qui davanti, pertanto la tentazione di salire è fortissima. Non oggi, posso tornare tra due giorni al mattino presto, prima di partire per il Kings Canyon. Tuttavia preferisco fare quello che suggeriscono le buone maniere degli Anangu, che non mi stanno chiedendo una cosa irragionevole e chiudo la questione: non salgo.

Percorrendo il sentiero in senso orario, il primo tratto è chiamato Mala Walk dal popolo dei Mala, uomini-wallaby scacciati da un cane gigante inviato da un popolo vicino per una ritorsione. Le caverne alla base di Uluru sarebbero state abitate dai Mala e in precedenza scavate da una talpa gigante per partorirvi e vivervi. In questo settore incontriamo tante persone ma si tratta di una passeggiata classica per i tour organizzati.

Dopo la sorgente della Kantju Gorge comincia il Base Walk propriamente detto, che costeggia il versante nord-nord-est ed è il tratto più lungo e più monotono perché più distante dalla roccia, che comunque non è mai uguale. Qui gli escursionisti cominciano decisamente a diradarsi, anche se non ci siamo mai trovati in un ambiente veramente isolato. Si tratta di un’escursione in un deserto addomesticato da una forte presenza turistica, poco piovoso ma ricco di vegetazione arbustiva e d’alto fusto che diviene più fitta vicino alle sorgenti.

Aggirato lo sperone est della roccia, cominciamo a percorrere il tratto chiamato Kuniya Walk. E’ in questo settore che vediamo due ragazze aborigene, le prime persone che incontriamo appartenenti a questa etnia. Una delle due cammina a piedi nudi e maneggia disinvoltamente un i-phone. Istintivamente vorrei inserirle in una fotografia, anche se non in primo piano, ma in parte perché gli aborigeni non gradiscono essere fotografati e in parte perché credo erroneamente di essere in una delle zone in cui è vietato fotografare Uluru perché particolarmente sacre, rinuncio. Il popolo aborigeno ha lasciato i suoi disegni sulle rocce vicino alle sorgenti e nelle grotte.

Il Kuniya Walk ricorda il personaggio forse più importante dei racconti di Uluru: la donna-pitone Kuniya che qui uccise un uomo-serpente-velenoso (Liru), per vendicarsi del fatto che questi le aveva ucciso un nipote. I massi che qui giacciono sarebbero i resti pietrificati del Liru letteralmente fatto a pezzi da Kuniya. Invece le spaccature nella roccia sarebbero i colpi di lancia inferti al Liru.

Nella zona si trova la sorgente Mutitjulu, dove sempre secondo la tradizione locale riposa Kuniya. Presso la sorgente la presenza turistica è più forte perché viene raggiunta dall’altra classica passeggiata per i gruppi organizzati. Non mi pento di avere noleggiato un’auto per visitare l’area con i nostri tempi e secondo i nostri interessi.

L’ultimo settore del sentiero si chiama Lungkata Walk dal nome di un uomo-lucertola. Questi fu ucciso dai fratelli Panpanpalala perché colpevole di aver sottratto loro un emù che essi avevano cacciato, mentendo ripetutamente violando la legge "Tjukurpa", una cosa molto grave. La caverna dove viveva venne invasa dal fumo del fuoco acceso dai due fratelli per vendetta, il Lungkata cercò scampo all’esterno ma nella foga precipitò e i suoi resti pietrificati sono visibili alla base della roccia. E con questa ultima tradizione si conclude il periplo di Uluru perché il Lungkata Walk riporta al parcheggio di partenza.

Secondo itinerario: Valley of the Winds (9 ottobre 2016)

I Kata Tjuta, che nella lingua della popolazione locale significa “molte teste” e che i bianchi avevano chiamato Monti Olgas, sono cupole rocciose alte fino a 1069 metri partendo da una base a 500-600 metri. Emerse da un mare interno circa 350 milioni di anni fa, sono state poi erose dall'acqua che ha inciso la roccia in corrispondenza delle fratture più deboli separando la massa rocciosa in tanti duomi o cupole o “teste”. La roccia che li costituisce è conglomerato.

Come Uluru, questi monti sono compresi nell'Uluru – Kata Tjuta National Park, che per la visita richiede una tassa d’ingresso (per 3 giorni sono 25 dollari australiani a persona). Una introduzione viene offerta dall'area panoramica a circa 10 km dall'inizio dei sentieri. Sono utili i cartelli che spiegano come la pianura sia il dominio della quercia del deserto (Desert Oak) e dei cespugli di spinifex mentre vicino ai monti, dove c'è più acqua, si trovano acacie ed eucalipti.

La visita si può compiere tramite due sentieri: quello della Valley of the Winds, che se completo richiede 3 o 4 ore, e quello della Walpa Gorge che richiede un'ora.

Per visitare la Valley of the Winds partiamo alle otto del mattino con una scorta d'acqua di 4,5 litri in previsione di 4 ore di cammino. Useremo 3 litri più qualche sorso ai due rubinetti lungo il percorso che erogano acqua potabile.   
La Valley of the Winds viene percorsa quasi unicamente da turisti individuali, mentre i viaggi organizzati di solito portano i clienti alla più breve e comoda Walpa Gorge. Ci troviamo sul lato Ovest di questo gruppo di montagne. Il sentiero è come quelli delle nostre montagne: terra battuta e sassi con la differenza che qui è conglomerato rosso e non scisto o calcare grigio. Per due brevi tratti si cammina direttamente sul conglomerato senza sentiero e seguendo le frecce blu.

Dal parcheggio, posto a circa 600 metri, una salita porta a un primo colle tra pareti di roccia a circa 650 metri di quota. E' il primo dei punti panoramici, qui chiamati “lookout”, è chiamato "Karu" ma offre un panorama inferiore a quelli che si vedranno dopo.

Dal lookout "Karu" si scende in una conca alberata a circa 550-600 metri di quota, dove la vista si fa grandiosa su una parte del settore est delle cupole. Nella conca si incontra il sentiero circolare che tradizionalmente si percorre verso destra in senso antiorario e si inoltra nella gola. Qui si trova anche un rubinetto che fornisce acqua potabile.
Il sentiero prosegue, supera una breve paretina di conglomerato molto appoggiata che non richiede l'uso delle mani, passa a ridosso di una parete di rocca e con un’ultima rampa raggiunge un colle dove c'è il secondo lookout, chiamato "Karingana". Siamo a 750-850 metri, le varie fonti non sono univioche.

Finora abbiamo incontrato una cinquantina di persone, alcune con scarpe robuste e altre con le infradito. Qui c'è una comitiva di circa 50 escursionisti che stanno sostando, tutti muniti di zaini, acqua e scarpe almeno ginniche. Sfortunatamente nessuno prosegue per il giro ad anello che richiede tre km per essere completato e che inizia con una discesa nella pianura che si vede in basso. Sinceramente non mi piace l'idea di proseguire quasi da soli in un territorio dove vivono dingo, serpenti velenosi e varani lunghi due metri, tutte specie classificate “common” in uno stampato del Parco Nazionale. Mi ripeto che il nostro è un viaggio turistico, non è un viaggio avventura.

Anche noi quindi torniamo per l'itinerario di andata ma all’incrocio dei sentieri proseguiamo per altri 700 metri in senso orario lungo il sentiero circolare fino a un altro distributore d'acqua. In questo tratto, al ritorno, si hanno belle vedute sul settore delle cupole appena visitato. Scavalcato nuovamente ma in senso contrario rispetto all'andata il colle dove si trova i primo "lookout", rientriamo al parcheggio.

Trovare il clima ideale per un viaggio in Australia se ci si muove da sud a nord non è semplicissimo. Noi siamo passati dai 16 gradi di Melbourne, un pò più freddo della media stagionale, a più del doppio oggi nel centro del Paese. La stagione ideale per camminare qui è l’inverno locale, la nostra estate, quando le grandi città del sud sono freddine e allora abbiamo cercato di mediare. Oggi è primavera, è come se da noi fosse il 9 aprile, sono quasi le 13 e la temperatura è di 40 gradi, che sono tanti anche per questo luogo in questa stagione. Da domani per qualche giorno ci saranno massime sui 26-28 gradi e si starà sensibilmente meglio ma con la temperatura di oggi il Parco ha vietato l'accesso oltre il primo lookout a partire dalle 11.

Le mosche anche oggi sono state un bel fastidio. Ci siamo dotati delle retine protettive per il volto, un rimedio che si è rivelato efficace, mentre ho constatato l'inutilità dei repellenti.

Dopo la Walpa Gorge visitiamo anche la Valley of The Winds. Dato l'orario, ormai è mezzogiorno passato, c'è solo qualche turista individuale. Il sentiero è ampio e spesso tracciato direttamente sul conglomerato, per mezzo chilometro si avvicina alla gola e per un altro mezzo chilometro la percorre, ma scenograficamente è molto inferiore all’altro. Dall'imbocco della spaccatura voltandosi si ha una vista sulla sterminata pianura. Sullo sfondo si intravedono delle montagne, probabilmente i monti Petermann. Questa zona è un deserto ma oltre ai cespugli sono numerose le piante anche d'alto fusto, anche se naturalmente il bosco non è fitto.

E con la visita della Walpa Gorge si concludono le nostre escursioni nell'Uluru – Kata Tjuta National Park.


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